“Un compagno per un adulto”

 

Assistenza domiciliare  destinata a  coloro che a causa di un disagio psichico vivono isolati, senza scopo, incapaci di guardare a progetti futuri. Gli operatori si relazionano con modalità amicale e gli accordi saranno sempre flessibili, costruite sulla base dei bisogni individuali, che possono variare nel corso del tempo e con un progetto individuale che mira a riempire il vuoto e a riscoprire insieme le potenzialità personali.

Il nostro impegno e il nostro lavoro in ambito di prevenzione e intervento nella salute mentale in questi anni, ha stimolato in noi riflessioni sulla sofferenza che investe la vita, non solo di chi soffre per un disagio mentale, ma anche del contesto in cui egli è inserito. I contenuti del disagio psichico sono gli stessi dell’esistenza umana, seppure presenti informa intensamente più marcata. Accostarsi all’esperienza del dolore e della sofferenza mentale può assumere il significato di avvicinarsi alla profondità dell’animo umano per meglio comprenderlo. Si compie così uno spostamento da una definizione di disturbo mentale, come esperienza alienante, a quella di condizione possibile dell’uomo.

  1. Finalità generali e obiettivi del progetto

Il progetto promuove l’accompagnamento adulto a domicilio rivolto a persone

adulte maggiorenni, con disagio mentale, in situazioni di difficoltà quotidiane e di

isolamento, in condizione fisiche di abilità.

La persona che vive un disagio mentale tende ad isolarsi in quella che è la micro istituzione

famiglia, che diventa il “solo luogo naturale” di gestione del caso. La solitudine della

persona e della sua famiglia è spesso totale e la persona svantaggiata è spesso elemento

distaccato dalla nostra società e stigmatizzato.

La funzione specifica dell’accompagnatore domiciliare si colloca in un’area di

intermediazione tra il nucleo familiare e i servizi dedicati alle terapie cliniche; pertanto è

integrabile all’interno delle diverse attività di cura, come la riabilitazione psichiatrica, la

psicoterapia ed il sostegno farmacologico. In altre parole favorisce, attraverso la relazione e

la compagnia, il dispiegarsi dei diversi investimenti di cui la persona necessita per

rimettere in movimento le varie aree del proprio funzionamento psichico e per uscire da

uno stato di solitudine.

Il servizio si rivolge all’utente sostenendolo nella sua quotidianità, nel proprio contesto

socio-familiare, evitando istituzionalizzazioni, prevenendo ricoveri, riconoscendolo

finalmente non solo per il suo disagio, ma nella sua interezza di soggetto sociale.

Si interviene sugli aspetti sociali e contestuali del rapporto tra persona e ambiente,

nell’idea che le persone possano riacquistare abilità sociali. Il servizio individua, infatti,

nella causalità tra disturbo mentale e disabilità sociale il nodo centrale da sciogliere, non

condividendo l’assunto che una persona in una condizione di disturbo mentale non possa

vivere socialmente. Si considera, invece, il funzionamento sociale e la sofferenza mentale in

maniera distinta. L’intervento punta a superare la disabilità sociale agendo sul contesto di

vita.

OBIETTIVI

Avviamento di un processo di risocializzazione.

Le interazioni tra le persone con disagio psichiatrico e le persone del loro contesto di

appartenenza sono continuamente minate dall’instabilità: i soggetti si allontanano

reciprocamente e progressivamente, vittime dell’andamento della condizione di sofferenza

mentale dell’utente. Questo processo conduce alla de-socializzazione, e l’intervento

fondamentale diventa quindi interrompere il circolo vizioso dell’isolamento, proponendo

degli stimoli che possano, nel tempo, riaprire il dialogo con il mondo esterno e stimolare il

desiderio di sperimentarsi nelle relazioni con gli altri. Accompagnare l’assistito nelle

attività quotidiane allo scopo di fornire compagnia, sostegno e contatto con la realtà

attraverso una relazione significativa, creando opportunità creative di tipo sociale, di tipo

motorio corporeo e di riscoperta delle proprie potenzialità attraverso la relazione alla pari.

Sostegno all’individuo per il recupero delle condizioni di dignità e di cura

della persona, al fine di una crescita dell’autostima.

Riscoprire insieme le potenzialità, gli interessi e le passioni dell’assistito, promuovendo

l’autonomia e la capacità di osservare la propria dimensione sociale, i propri diritti di

cittadinanza come l’abitare, le cure personali, il lavoro, le relazioni, il contesto famigliare.

Sostegno della persona e della famiglia, per un miglior riconoscimento e

gestione delle emozioni.

L’operatore che lavora a stretto contatto con l’utente e con la sua famiglia utilizza nella

relazione con la persona in difficoltà le proprie capacità riflessive e auto-riflessive in una

prospettiva di reciprocità. Ciò che sente e prova l’operatore diventa, in tale contesto,

strumento di lavoro.

  1. Metodologia di intervento

Il progetto si basa su una relazione d’aiuto basata sull’unione tra sapere professionale

della salute mentale e un sapere esperienziale di chi conosce la sofferenza.

Per creare una relazione d’aiuto, che per sua natura è bidirezionale, è necessaria

l’autenticità, la comprensione empatica, una considerazione positiva incondizionata (frutto

dell’atteggiamento di sospensione del giudizio che deve tenere l’operatore) e la fiducia

costante. Infatti, la conoscenza dell’altro nasce dalla possibilità di vivere quelli che sono i

problemi, le angosce, le disperazioni dell’altro come se fossero in parte le nostre.

Sede Legale: viale Regina Margherita, 239 – 00198 Roma

Tel.: Gian Paolo Parenti (presidente): 328 0352342 – Giordano Giorgi (vicepresidente): 347 6051537 –

Email: collegamentionlus@gmail.com – C.F.: 97 65 28 90 589 – P.IVA: 1170 2881 001

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Tel.: Gian Paolo Parenti (presidente): 328 0352342 – Giordano Giorgi (vicepresidente): 347 6051537 –

Email: collegamentionlus@gmail.com – C.F.: 97 65 28 90 589 – P.IVA: 1170 2881 001

3. Attività e azioni previste dal progetto

Interventi personalizzati

Gli interventi vengono “cuciti” in modo soggettivo attorno alla storia della persona e al

contesto in cui è inserita. Le attività di base riguardano l’accompagnamento alla cura

della propria persona e del proprio contesto abitativo, l’eventuale disbrigo di pratiche, la

conoscenza del proprio quartiere abitativo, attività ricreative e relazionali, orientamento

alla ricerca di un’occupazione lavorativa o di studio.

Accompagnamento e affiancamento in passaggi cruciali.

All’interno del percorso di cura potrebbe accadere che l’utente debba trasferirsi o

spostarsi in un luogo diverso dalla propria casa di origine.

Durante una crisi acuta e profonda può essere necessario il ricovero in un pronto

soccorso psichiatrico o in una clinica psichiatrica. Un’altra situazione, a cui si può

andare incontro, potrebbe essere il passaggio dalla casa di origine ad una comunità o

casa famiglia.

In generale l’uscita forzata dalla propria casa anche se temporanea, pur rappresentando

un passaggio di fondamentale importanza affinché il percorso di cura possa evolversi,

può essere un momento di gravi ripercussioni emotive che necessitano di un

accompagnamento adeguato.

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